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Prima o poi i giorni si muoveranno.

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All’hotel dei giorni immobili non brillano le stelle: qualche volta s’intravede appena il fondo della valle; c’è un odore di salsedine, ma il mare non si vede… dai sentieri che ci arrivano non ripartono più strade…

All’hotel dei giorni immobili da sempre c’è un soldato, ma la guerra non spiegò se c’era morto o c’era nato; e se c’era nato o morto non lo seppe mai il poeta che perdeva il tempo a chiedersi se un’entrata è anche un’uscita.

E una notte innominabile ci transitò un mercante, e vendeva tutto a tutti e tutti non avevan niente; e vendeva per non piangere di non aver venduto e le lacrime bagnavano sciupavano il broccato.

Han mandato un messaggero, forse arriva questa sera; passsa i monti, passa il gelo, passa il tuono e la bufera; passa il fuoco dell’inferno con un foglio tra le mani; han mandato un messaggero, forse arriverà domani.

All’hotel dei giorni immobili ci venne anche un sovrano: ordinò, salì con comodo, prese tutto il terzo piano: e ci venne un accademico con un trucco madornale, ma nel buio s’illuminarono solo gli angoli e le scale.

E una notte senza nuvole si presentò un pensiero; e si cominciò a distinguere buio falso e buio vero; e una notte con le nuvole lì si smarrì un ricordo, e si continuò a confondere l’apparenza di uno sguardo.

S’è perduto il messaggero s’è perduto sul confine, tra il principio delle cose e le cose della fine; s’è perduto il messaggero col cavallo e con i cani, tutto è ritornato nero dietro il grido dei gabbiani; s’è perduto il messaggero con un foglio tra le mani: non arriverà stasera non arriverà domani.

All’hotel dei giorni immobili nel sogno di una donna tutto è chiaro, tutto è limpido, la penombra non inganna; e bastò guardarla un attimo per leggerle nel cuore che lei già sapeva tutto prima ancora di sognare: e fu finalmente giorno, fu bambino e fu canzone, e fu gioia del ritorno e fu “dormi”,e fu persone; e fu finalmente cielo con la luna e con le stelle, e fu finalmente mare con il vento e con le vele… e fu subito chitarra, e fu abbraccio e fu ferita, e fu “guardami!” e fu terra, e fu vivere e fu vita; così il giorno tornò giorno e la notte fu la notte; l’orizzonte all’orizzonte e le stelle in cielo, tutte.

Lettera da Marsala

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Lettera da Marsala
ad un’ipotesi di donna
che non ricorda più in che posto sia
lettera da Marsala
per dirle che la penso sempre
ma non è proprio tutta ‘a vita mia
e fuori ci sarà qualcuno
(‘a vita mia m’a porto ‘n pietto)
qualcuno fuori ascolterà
(‘o core mio fa oilì oilà)
mica saremo tutti…
Lettera da Marsala
solo tre righe di biglietto
il resto l’ho pensato ma non l’ho scritto
lettera da Marsala
a un amicizia ch’è finita
ma che m’mporta io canto e chesta è ‘a vita
la vita mia m’a porto ‘n pietto
(e fuori ci sarà qualcuno)
o core mio fa oilì oiià
(mica saremo tutti qua)
e nun va rongo pe’ dispetto
‘sta libertà..

Solo per amore mio…per tenermi se le gambe tremano

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Le cinque e mezza di un pomeriggio di primavera inoltrata, la banchina di una stazione di provincia ed io, seduta su una panchina, avvolta da un turbinio di polline in questa brezza tiepida.

La cittadina di provincia però ha un significato, così come l’aver ascoltato, poco più tardi, questa canzone.

http://www.youtube.com/watch?v=sQb-pPL3yMA&feature=related

E sentirsi, oggi più che mai, bugie del tempo…